Un disperso e nove morti a largo di Lampedusa. Morti di freddo e di fame. Nell’indifferenza dell’Europa. Sì perché non è possibile che trascorra una giornata per i soccorsi.
Secondo le prime ricostruzioni riportate dai media un peschereccio tunisino nella mattinata di ieri avrebbe segnalato alle autorità marittime l’esistenza di un barcone tra Italia e Malta con a bordo già un cadavere. Trattandosi di acque di responsabilità SAR Maltesi il soccorso è stato delegato a Malta. Solo nel tardo pomeriggio è stata formalizzata la richiesta al Comando generale della Capitaneria di porto di Roma che ha inviato una motovedetta.
Quanto basta per contare altri morti.
Il tempo è fondamentale per riuscire a salvare le persone. Per questo è inaccettabile il rimpallo di responsabilità tra i Paesi membri. E per lo stesso motivo è inaccettabile il decreto Piantedosi che obbliga a fare un’operazione di salvataggio per volta.
Nei giorni scorsi ho presentato anche un’interrogazione alla Commissione Europea sul “decreto flussi”. Se ci fossero state navi di ONG in mare o di un Servizio di Ricerca e Soccorso europeo, forse queste e altre morti si sarebbero potute evitare e molte altre potrebbero essere evitate.
Non parliamo di tragedia. Diamo alle cose il loro nome: quello che accade nel Mediterraneo è il risultato di scelte consapevoli.
Pietro Bartolo