Le immagini che ci arrivano dall’Ucraina sono la fotografia chiara della tragedia che si sta consumando alle nostre porte: stazioni gremite di persone che cercano di salire su un treno per lasciare il proprio Paese dilaniato dalle bombe. Milioni di persone, bisognose di protezione, che arrivano ai nostri confini.
Questa volta l’Unione si è dimostrata disponibile ad accogliere, come ho detto intervenendo in plenaria, non ha voltato le spalle al popolo ucraino. Per la prima volta gli Stati membri hanno raggiunto un accordo per l’attivazione della Direttiva sulla Protezione temporanea, uno strumento che consente la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e che promuove un equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri. Si tratta di una misura di solidarietà, e di un passo avanti verso una presa di coscienza sulla necessità di politiche migratorie e di asilo che assicurino una piena condivisione delle responsabilità.
Tuttavia, anche in questa situazione, alcuni Stati membri non hanno perso l’occasione per far prevalere la propaganda becera anti-migrazione, introducendo un distinguo tra i cittadini ucraini e i soggiornanti di lungo periodo, per i quali l’applicazione della Direttiva sarà volontaria. Si tratta di una discriminazione ingiustificata e inaccettabile.
Ma questa non è l’unica discriminazione che si è consumata e continua a consumarsi ai nostri confini. Quando a bussare alle nostre porte erano o sono, tra gli altri, cittadini Siriani e Afghani, quelle porte sono rimaste chiuse. Anzi, spesso queste persone, anch’esse in fuga da una guerra e bisognose di protezione, sono state respinte, picchiate e umiliate. E molte di loro si trovano ancora intrappolate alla frontiera tra la Polonia e la Bielorussia.
Si tratta di una contraddizione insopportabile, che ci fa pensare che troppo spesso prevalgano considerazioni sul colore della pelle, la cultura e la religione. O che certe guerre le sentiamo meno nostre solo perché più lontane. Ma questo è qualcosa che l’Unione europea non può permettere che accada perché non esistono richiedenti asilo di serie A e richiedenti asilo di serie B. Come ha detto la Commissaria Johansson, durante il dibattito in plenaria della scorsa settimana, esistono solamente esseri umani.
Il mio auspicio è che questo momento buio della nostra storia ci aiuti a superare una narrativa sulla migrazione troppo spesso condita di odio e paura, permettendoci di creare un sistema di asilo basato sul rispetto dei diritti umani, la solidarietà, e sulla condivisione delle responsabilità tra gli Stati membri. Serve una riforma del Regolamento di Dublino che vada proprio in questa direzione.