Il mondo si muove in fretta e la Sicilia, nonostante tutto, riesce ad adattarsi con estrema facilità.
Se penso agli ultimi due sfiancanti ed entusiasmanti anni, vissuti lungo questo ponte immaginario costruito da oltre 250mila persone che hanno voluto che da Lampedusa, nel 2019, io le rappresentassi a Bruxelles, mi viene in mente questo. Mi viene in mente, sì, una Sicilia partitica abbarbicata nell’eterna lotta per il potere, per il consenso costruito casa per casa e fidelizzato di generazione in generazione.
Ma vedo anche una comunità larga, estesa, diffusa, che riconosce la propria identità, che è consapevole di vivere – per naturale conformazione geografica e per consuetudine storica – in una terra di diritti, di accoglienza, di contaminazione. Guardo all’entusiasmo che si respira attorno alla costruzione degli Stati Generali della sinistra e penso che sia una strada dovuta, un percorso impossibile da non intraprendere, per il quale ringrazio il caporedattore di Repubblica Palermo, Carmelo Lopapa.
La sinistra in Sicilia non può che ripartire dalla vocazione di questa terra ad essere luogo di contaminazione, spazio di dialogo e interconnessione. In tempi di muri e respingimenti al centro del dibattito politico, questa sinistra non può essere altro se non quel cantiere in cui sia possibile ricostruire il ponte tra partiti e società civile, tra associazionismo e istituzioni.
L’ho sperimentato, in quella candidatura fuori dagli schemi partitici e ospite nelle liste del Pd, due anni fa. In tanti si sono riconosciuti in quel percorso e con loro ho costruito una strada nuova in questi anni, lontano dalle stanze di partito, vicino alla gente, alle associazioni, alle scuole, a tutte quelle realtà che si sono rivolte a noi sapendo di non dovere passare da nessuna segreteria di partito, sapendo di non dover chiedere alcuna intercessione.
E’ con loro che, in Sicilia come altrove, nel resto d’Italia, ho camminato in questi primi due anni di esperienza parlamentare a Bruxelles. Con quell’esercito di maestri elementari invocati da Bufalino, con quella moltitudine di madri e padri, di ragazze e ragazzi, di donne e uomini che alla logica dell’odio rispondono rivendicando e difendendo diritti.
L’unica via per salvare questa terra che bellissima lo è già, ma che troppo a lungo è stata saccheggiata, passa dai diritti dei siciliani tutti, quelli di nascita e quelli d’adozione.
Ben vengano le primarie, ben vengano i tavoli comuni ai quali sederci insieme. Ma che non diventi l’ennesima occasione per allargare il proprio personale orticello. Un’altra occasione sprecata non possiamo proprio permettercela.