Cari colleghi,
Brando ha già illustrato nei dettagli il resoconto della nostra missione.
Vorrei sottolineare che si è trattato di una missione di carattere ispettivo, e insisto su questo termine, ispettivo, per vedere da vicino il dramma dei migranti della rotta balcanica. Pertanto rassicuro tutti coloro che ne abbiano intravisto uno scopo diverso. Rigettiamo la lettura secondo la quale, tra gli obiettivi della missione vi fosse quello di favorire azioni di sconfinamento dalla parte bosniaca.
Siamo andati a testimoniare l’orrore e la disperazione in una delle tante rotte intraprese per raggiungere l’Europa, quella balcanica. Avremo modo di mostrarvi le immagini di quell’orrore. Pensavo di aver visto tutto in 30 anni di esperienza legata al soccorso e accoglienza dei migranti ma mi sbagliavo. Quello che ho visto in questa missione supera di gran lunga la disperazione di cui sono stato testimone.
Mai mi sarei aspettato di ritrovare la stessa disumanità riportata dalla visita effettuata da Isabel Santos e altri colleghi lo scorso anno. Quello che abbiamo vissuto impone azioni immediate che vadano a completare il lavoro legislativo che sta portando avanti la commissione LIBE.
In attesa di un meccanismo legislativo di ricollocazione automatica e obbligatoria dobbiamo farci portavoce come gruppo socialista e democratico di azioni concrete che consentano di evacuare nell’immediato almeno i soggetti più vulnerabili attraverso l’apertura di corridoi umanitari.
Dobbiamo perseverare nel nostro lavoro ispettivo per accertarci che le forme di sostegno arrivino effettivamente ai soggetti interessati e non si disperdano in mille rivoli burocratici.
E il mio invito rivolto al Gruppo è: non limitiamoci alla Bosnia. Guardate, ci sono altre rotte che meritano la stessa attenzione di monitoraggio.
Pensate a quello che succede nella rotta atlantica, con le isole Canarie, e ancora nella rotta del Mediterraneo con Grecia e in Italia. Le dinamiche sono diverse ma non per questo dobbiamo smettere di occuparcene.
Ecco perché non ci dobbiamo fermare. Come Gruppo dobbiamo farci portavoce di politiche di accoglienza e di gestione del fenomeno che nessun muro, filo spinato o mina anti uomo o violenza potrà arginare.