L’#Olocausto è certamente la pagina più buia del Novecento. Siamo cresciuti e abbiamo cresciuto generazioni di ragazze e ragazzi trasmettendo questa memoria affinché non si ripetesse.
Eppure oggi la logica dell’odio che ha generato la shoah torna a farsi prepotentemente strada.
Sento sempre più spesso parlare di deportazioni. Gli israeliani vorrebbero deportare i palestinesi in Congo o su un’isola artificiale. Il Regno Unito lavora per i trasferimenti forzati dei richiedenti asilo in Ruanda. L’Italia vorrebbe fare lo stesso in Albania, ed esternalizzare le frontiere anche in Libia e in Tunisia, con cui il Governo italiano ha firmato accordi e dove centinaia di migranti subiscono torture e violenze quando non trovano la morte.
Nel giorno della memoria, voglio ricordare come le deportazioni sono state il primo passo dell’Olocausto. Il primo atto di violenza verso la “soluzione finale” per il genocidio degli ebrei. Lontano dagli occhi, chiusi nei #lager, milioni di ebrei sono stati segregati e poi uccisi dalla follia nazista e dalla teoria della purezza della razza.
Il giorno della memoria deve servire come lezione, affinché in ognuno di quegli ebrei morti si veda l’uomo di qualsiasi nazionalità, di qualsiasi religione, di qualsiasi colore di pelle.
E affinché si respinga l’orrore. Sempre e ovunque.