81 anni dopo a Ventotene per un’Europa federale, libera e unita come l’immaginò Spinelli
Nei periodi più drammatici della Seconda guerra mondiale, Altiero Spinelli, e i suoi compagni antifascisti, confinati su quest’isola gettarono le fondamenta per la creazione di un’Europa federale, libera e unita.
Con diversi europarlamentari del Gruppo Spinelli che riunisce rappresentanti di famiglie politiche diverse, siamo tornati negli stessi luoghi, 81 anni dopo la redazione del Manifesto. Non solo per celebrare questo documento, che si è poi rivelato fondamentale per l’integrazione europea, ma anche per raccoglierne l’eredità. E riadattarla rispetto alle crisi recentissime che stiamo vivendo. Non da ultime la pandemia, la guerra, la sfida energetica. Che si aggiungono ad una serie di crisi precedenti che hanno minato gli equilibri internazionali ed hanno esacerbato l’aumento delle disuguaglianze, contribuito ai cambiamenti climatici, reso questo mondo più insicuro. Possiamo dire che stiamo vivendo un periodo di crisi permanenti, sfide difficili, a partire da quella migratoria, sanitaria, economica, alle crescenti tensioni geopolitiche che sembrano accumularsi senza mai essere affrontate appieno a causa della loro natura transnazionale e della mancanza di adeguati sistemi di governance regionale e globale.
E proprio alla luce di questo nuovo ordine mondiale, noi oggi siamo più che mai convinti che la lettura del documento di Ventotene, nella sua critica al dogma degli Stati nazionali e nella sua alternativa federalista, costituisca la sola risposta.
Il nostro intento è di riappropriarci dello spirito e degli insegnamenti del Manifesto, di riaggiornarlo e di elaborare delle strategie per realizzarlo. Dobbiamo ancora lottare, 8 decenni dopo la stesura del Manifesto, per un livello di governance sovranazionale. Una governance tuttavia, che deve essere efficace, trasparente, democratica e rappresentativa, escludendo quindi accordi puramente intergovernativi e basati sull’unanimità.
Una gestione quindi federale in cui il Parlamento Europeo si appropri finalmente del potere di iniziativa legislativa e si assuma il potere di co-decisione in materia di fiscalità, risorse proprie e debito, sulla scia del Piano di ripresa e dei suoi Eurobond, e la fine dell’unanimità in Consiglio. Una capacità fiscale autonoma, al di là degli Stati membri, è essenziale per compiere il passo definitivo e fondamentale verso un patto federale senza ritorno.
Ma l’Europa non è solo economia.
Alla luce delle sfide globali che stiamo affrontando, l’Unione dovrebbe assumersi la responsabilità di contribuire alla pace globale cooperando in modo solidale e in partenariato paritario con altri Paesi e regioni, portando così i nostri valori e interessi e rafforzando al contempo la sua posizione all’interno della comunità transatlantica.
Per far questo, l’Europa dovrà concentrarsi sulla fornitura dei beni pubblici fondamentali della “sicurezza umana e dello sviluppo sostenibile”, con particolare attenzione ai Paesi vicini (Mediterraneo, Medio Oriente ed Europa orientale, con una futura integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali).
L’Unione deve dimostrare che sta completando il processo di unità politica, diventando così un vero e proprio attore della politica internazionale.
Tuttavia, la prima condizione perché l’UE diventi più forte nel mondo è una maggiore unità politica interna. Questo passa necessariamente attraverso il rispetto dei diritti fondamentali, la gestione umana e solidale del fenomeno migratorio, la salvaguardia dello stato di diritto, la difesa dei principi e valori su cui si basa l’Unione Europea.
Questo è necessario per una casa europea più equa, pacifica, giusta e democratica per tutta l’umanità.
Pietro Bartolo