Tirare le somme è un’operazione sempre difficile, in alcuni casi impossibile. È così per questo intenso viaggio lungo la rotta balcanica. Un viaggio al contrario, partito dal punto d’arrivo, da quell’hotel Porin, unico centro d’accoglienza ufficiale in Croazia, dove le persone che hanno attraversato a piedi la rotta balcanica possono chiedere lo status di rifugiati e richiedenti asilo.
Ma nel nostro viaggio in direzione ostinata e contraria, oltre al “porto sicuro” di chi è arrivato, abbiamo voluto vedere coi nostri occhi le tappe della traversata degli ultimi, dei poveri cristi in cerca di un futuro dignitoso.
È così che ci siamo addentrati nella foresta di Bojna, al confine tra la Croazia e la Bosnia, in territorio europeo, per vedere i varchi che i migranti cercano e capire in che modo avvengono quei respingimenti a dir poco discutibili.
Non ci è stato consentito, la polizia ci ha fermati prima, non c’era altro da vedere, poteva essere pericoloso per la nostra incolumità. La nostra incolumità? E quella dei bambini, delle donne, degli uomini che tentano di attraversare quei varchi costellati di mine antiuomo? A quella incolumità davvero non deve pensarci nessuno?
Non ci siamo fermati neanche lì. In direzione ostinata e contraria abbiamo raggiunto Bihac e il campo lager di Lipa. E lì le parole non servono, ci sono le immagini che vi abbiamo mostrato e che continueremo a mostrarvi.
Qual è la colpa di un padre nato dalla parte sbagliata del mondo, che a piedi nudi è costretto a lavarsi con una tanica d’acqua sulla neve? Qual è la colpa di un bambino che trema dal freddo in un campo disperso in mezzo al nulla?
Adesso si torna a casa, ma con quelle immagini scolpite nel cuore. Io voglio ringraziare i miei compagni di viaggio, Pierfrancesco Majorino, Alessandra Moretti, Brando Benifei e Massimiliano Smeriglio, che verificava la situazione sul fronte italiano, per conoscere le responsabilità del nostro Paese, mentre noi facevamo lo stesso sulla rotta balcanica. Voglio ringraziare anche i tre bravissimi reporter che ci hanno seguito in questa avventura, Nello Scavo, Maki Galimberti, Luisa Santangelo.
Ma voglio, sinceramente, da cittadino prima ancora che da rappresentante delle istituzioni, ringraziare le organizzazioni che si prendono cura di queste persone. Caritas, Croce Rossa Italiana, Ipsia Acli, Save the Children, No Name Kitchen e soprattutto Baobab Experience: questi ragazzi fanno un lavoro straordinario e impagabile. Grazie, grazie di cuore.
Infine, ma non meno importante, in tantissimi ci chiedete come dare una mano: donate, donate, donate. Gli abitanti di quei luoghi vivono in condizioni non facili, per questo le Ong ci chiedono di versare direttamente a loro, per permettere di acquistare beni di prima necessità in quei luoghi e far ripartire l’economia, anche lì, ai confini della disumanità.
In questo modo possiamo aiutare le persone migranti e aiutare anche gli abitanti bosniaci, disinnescando una guerra tra poveri che in questo momento sarebbe davvero superflua.
Vi lascio i riferimenti di alcune Ong che operano a Lipa, nei prossimi giorni attiveremo nuove iniziative per sostenere anche le altre.
Grazie, per quello che ciascuno di voi potrà fare.
IPSIA Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli
IBAN IT35S0501803200000011014347
BANCA POPOLARE ETICA
Causale Balkan route
Caritas Italiana, causale “Europa / Emergenza migranti”
Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma
Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
Dona con Bonifico a BAOBAB EXPERIENCE per aiutare le associazioni bosniache di volontariato ad aiutare i migranti presenti sul territorio
Causale: donazione Baobab4Bosnia
IBAN: IT60I0501803200000016788945 – BIC/SWIFT: CCRTIT2TXXX